Thursday, February 22, 2007

Sheep in the fog













Sheep in the fog

The hills step off into whitness
People or stars
Regard me sadly, I disappoint them

The train leaves a line of breath
O slow
Horse the colour of rust

Hooves, dolorous bells -
All morning the
Morning has been blackening.

A flower left out.
My bones hold a stillness, the far
Fields melt my heart.

They threaten
To let me through to a heaven
Starless and fatherless, a dark water.


Pecorella nella nebbia


Le colline sconfinano in bianchezza.
Persone o stelle
Mi guardano con tristezza, le deludo.

Il treno lascia una linea di respiro.
O lento
Cavallo colore della ruggine,

Zoccoli, dolenti campane -
Per tutta la mattina la
Mattina si è andata annerando.

Un fiore trascurato.
Le mie ossa hanno requie, i campi
Lontani mi sciolgono il cuore.

Minacciano
Di assumermi fino a un cielo
Senza stelle né padre, acqua buia.


Sylvia Plath, in
Lady Lazarus e altre poesie, Mondadori, Milano 1998, € 7, 80.

(La tela è invece di Rothko,
Black and Grey)

Thursday, February 01, 2007

Torsioni




“La verità è che il modo scientifico di guardare un fatto non è il modo di guardarlo come un miracolo."

L.Wittgenstein





Sono nei portici, con la sporta della spesa nella destra, un fastidio. E c’è un Gennaio invadente, volgare, che ti costringe a un discorso freddo, a un riparo. Le traettorie del chiunque sono un gioco destra o sinistra, uno sputo quello sguardo da trenta centimetri, che prima di asciugarsi aumenta il freddo. Ma questa è l’ora in cui la mia giornata forma un semipiano. Tra le sei e le sette è la paralisi che attendo. Oggi, alla sprovvista, mi coglie in strada. Esco dai portici, a cinquanta metri da casa, sono le gambe il primo segnale dell’evento. Come acqua calda, che si apra dall’interno, sale alla testa. La testa cade, si appoggia sui pochi muscoli dorsali. Ed è come si spezzasse dal collo, come si aprisse dal collo un occhio polifemico, largo, una sinestesia, in cui la vista si mischia all’aria, più spazio. La lacrima è una contrazione della metamorfosi, il suono che avverte che ora il cielo cade nel collo. Gli occhi normali si vergognano. Un po’ di sangue, prima che cicatrizzi sporca la nuova retina-trachea, nutre un immagine di cielo, la realizza.

(Questo scrivevo lo scorso Gennaio...)